Ascesso dentale, che cos’è e come si cura

Ascesso dentale, approfondiamo cause e rimedi di una delle infezioni più comuni e fastidiose del cavo orale.
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donna con dolore causato da ascesso dentale

Che cos'è l'ascesso dentale

Col termine di ascesso dentale si intende comunemente una raccolta circoscritta di materiale infiammatorio, il pus, che si presenta come una tumefazione della mucosa alveolare della bocca in prossimità di uno o più elementi dentari.

Una gengiva, o addirittura una guancia, gonfie e improvvisamente molto dolenti sono tra le principali motivazioni di una richiesta di visita odontoiatrica urgente.

Il contenuto della lesione, denominato “pus” dal greco “pyon” (“marcio”), è un essudato infiammatorio, costituito da batteri morti, residui cellulari necrotici, plasma e granulociti. Questi ultimi sono globuli bianchi che sono stati richiamati sul luogo di un’infezione e danno battaglia ai batteri nel tentativo di circoscrivere il danno e proteggere il resto dell’organismo dalla diffusione della malattia.

Quali sono i sintomi di un ascesso dentale

Clinicamente l’ascesso si presenta con i quattro segni cardinali di un’infiammazione: tumor, rubor, calor e dolor.

Tumor

Tumor è la tumefazione, il gonfiore, dato dall’accumulo progressivo di materiale purulento al di sopra dell’osso, che tende a sollevare e distendere la mucosa ed il periostio, la sottile membrana innervata che riveste l’osso e sottosta alla mucosa. Nelle fasi acute può essere visibile anche dall’esterno della bocca.

Rubor

Rubor è l’arrossamento causato dall’aumento della vascolarizzazione locale: serve a far arrivare più sangue, e quindi più globuli bianchi, per organizzare la difesa.

Calor

Calor è l’aumento della temperatura. E’ sia localizzato, per il maggior afflusso di sangue, sia generalizzato a tutto l’organismo: la febbre mette il sistema immunitario in una posizione di vantaggio rispetto alla proliferazione dei batteri piogeni (“generatori del pus”).

Dolor

Dolor è chiaramente il dolore, dovuto soprattutto alla distensione del periostio con conseguente attivazione dei recettori dolorifici dei quali è ricchissimo, oltre che alla liberazione di mediatori chimici dell’infiammazione. Il dolore è di solito molto intenso, ed è esacerbato dalla pressione, dalla masticazione e dall’assunzione di cibi e bevande calde.

Ai quattro segni principali si associa di solito l’alitosi.

Cause e tipologie di ascesso

Il meccanismo di formazione dell’ascesso, con termine tecnico la sua “patogenesi”, consiste nella risposta infiammatoria dell’organismo alla proliferazione di batteri piogeni che si sono accumulati in un dente o nei tessuti ad esso limitrofi. 

Le fonti di questo accumulo sono molteplici e permettono una classificazione eziologica (dal greco “aithìa”, “causa”) degli ascessi alveolari.

Ascesso parodontale

L’ascesso parodontale è un’infezione che parte dai tessuti di supporto del dente (legamento, cemento radicolare, gengiva e osso alveolare). 

Questo tipo di ascesso dentale viene riscontrato in chi soffre di parodontite e altre malattie gengivali

I batteri in causa sono quelli della placca che, in mancanza di una scrupolosa igiene orale quotidiana e di approfondite pulizie periodiche eseguite dal dentista, si organizzano e selezionano le specie progressivamente più patogene. Quelle più frequentemente riscontrabili appartengono ai generi: 

  • Bacteroides, 
  • Fusobacterium, 
  • Peptostreptococcus, 
  • Actinomyces, 
  • Spirochaetes. 

L’ascesso che talora accompagna l’eruzione dei denti del giudizio è in buona sostanza una varietà di ascesso parodontale. In questa fase il dente spinge per fuoriuscire rompendo la gengiva, che può infettarsi con facilità in quanto si trova in una posizione difficile da pulire e quindi diventa un facile deposito di cibo e batteri

L’infiammazione parte qui dal sacco pericoronarico, formazione che avvolge il dente ancora incluso o semi-incluso, e si definisce quindi nella sua fase iniziale pericoronarite o disodontiasi del terzo molare. 

Sono tre i sintomi principali che caratterizzano in questo caso l’evoluzione ascessuale: 

  1. otalgia (dolore irradiato all’orecchio), 
  2. disfagia (difficoltà o fastidio alla deglutizione),
  3. serramento (fastidio o dolore all’apertura).

Ascesso endodontico

L’ascesso endodontico ha origine dall’apice del dente ed è dovuto alla necrosi del tessuto pulpare contenuto nei canali del dente. 

Le cause della necrosi pulpare, e quindi le cause ultime dell’ascesso endodontico, sono molteplici.

La più frequente è senza dubbio la carie: gli stessi batteri che, con i loro prodotti di degradazione, aprono una cavità nello smalto e nella sottostante dentina, elaborano tossine in grado di raggiungere la polpa e infiammarla fino a indurne la necrosi. 

Questa fase, detta pulpite acuta, di solito si palesa con il classico mal di denti: dolore pulsante, spontaneo, esacerbato dalla masticazione, dal freddo e dal clinostatismo

In questo caso quasi sempre il paziente si reca dal dentista che risolve il caso praticando la devitalizzazione del dente. Talora però la pulpite avviene in forma asintomatica o paucisintomatica. In questi casi, così come quando il paziente resiste ostinatamente al dolore senza farsi visitare, la pulpite esita nella necrosi totale della polpa

Persa la vitalità e quindi la capacità di difendersi, la polpa necrotica diventa terreno di coltura per la proliferazione dei batteri, le cui tossine si propagano lungo i canali radicolari e, attraversato il forame apicale, raggiungono l’osso alveolare. 

Comincia la fase della parodontite apicale cronica (il famigerato “granuloma”), che può rimanere clinicamente silente anche per anni: il sistema immunitario cronicizza l’infiammazione, circoscrivendola come può. 

Il risultato è che la lesione, se non scoperta da un dentista nel corso di una visita di controllo, può crescere parecchio senza dare sintomi, trasformando l’osso periapicale in una massa granulomatosa solida o in una cisti a contenuto liquido

Solo quando la carica batterica riuscirà a sopravanzare la reazione immunitaria la lesione si superinfetterà rivelandosi finalmente come ascesso acuto.

Tra le altre cause che possono portare alla necrosi della polpa dentaria, esitando poi in ascesso periapicale, vi sono i traumi dentali (acuti, come le fratture e le lussazioni, e cronici, come i microtraumi ripetuti nei bruxisti e nei trattamenti ortodontici incongrui) nonché le estese esposizioni di dentina conseguenti ad abrasioni e recessioni gengivali.

Anche trattamenti endodontici non andati a buon fine, ove non siano stati ottenuti una sufficiente disinfezione o un ottimale sigillo degli spazi canalari, possono essere causa di patologie periapicali ed esitare in ascessi alveolari.

Come si cura un ascesso dentale

L’ascesso dentale è espressione di un’infezione batterica, ma ci sono condizioni sistemiche che possono favorirlo: tra queste le alterazioni del sistema immunitario, il diabete, le malattie da reflusso gastroesofageo, il fumo e le terapie protratte con farmaci corticosteroidei.

Pur essendo una malattia a eziologia batterica, l’ascesso non è contagioso.

Grazie agli antibiotici e alla terapia eziologica (risolutiva della causa) che il dentista pratica routinariamente, oggi l’ascesso dentale ha sempre una prognosi favorevole; se lungamente trascurato, però, può avere tuttora conseguenze anche molto gravi, fino alla formazione di un flemmone (dispersione locale di materiale purulento) o alla contaminazione batterica del sangue (setticemia).

È bene che il paziente che riconosca nella sua bocca i sintomi di un ascesso si rivolga urgentemente alle cure di un dentista. I rimedi naturali (propoli, sciacqui con acqua e sale, impacchi di malva, arnica) possono tutt’al più avere una funzione lenitiva, ma non portano in nessun caso alla soluzione del problema.

Le terapie farmacologiche e antidolorifiche non devono assolutamente essere un’iniziativa personale, e quando indicate devono essere prescritte da un medico.

Compito dello specialista è porre la diagnosi, individuare le cause dell’ascesso e pianificare la strategia di trattamento.

La terapia antibiotica, generalmente condotta utilizzando antibiotici ad ampio spettro quali amoxicillina o macrolidi, di solito porta alla risoluzione della fase acuta in pochi giorni, consentendo di procedere alla terapia eziologica (causale). 

Se opportuno, il dentista provvederà al drenaggio del materiale purulento incidendo l’ascesso. Questa è una pratica che va lasciata allo specialista, che ha adeguate conoscenze anatomiche, e non va assolutamente praticata come automedicazione. 

In attesa della terapia definitiva, l’odontoiatra potrà prescrivere farmaci antinfiammatori e antidolorifici, e consigliare impacchi per alleviare il dolore.

La cura di un ascesso endodontico consisterà in un adeguato trattamento canalare o in un intervento di chirurgia endodontica. Solo in casi estremi si arriverà all’estrazione del dente.

La cura di un ascesso a partenza dal parodonto seguirà invece il percorso di un piano di trattamento parodontale:

  • Individuate tasche e recessioni, 
  • misurati gli indici di placca e di sanguinamento, 
  • considerate mobilità e perdita di attacco, 

si procederà a risolvere ordinatamente le varie problematiche secondo la loro gravità. 

La terapia eziologica parodontale va dalla detartrasi al courettage fino ad interventi di chirurgia gengivale e mucoalveolare. 

Anche in questo caso, l’estrazione dei denti è da considerarsi extrema ratio.

L’estrazione del dente è invece solitamente il trattamento di elezione quando l’elemento di partenza di ascessi ricorrenti è il dente del giudizio.

Inutile notare che la prevenzione è fondamentale per annullare o minimizzare il rischio delle conseguenze di un ascesso dentale. 

Effettuare un controllo semestrale dal dentista, quando opportuno supportato da approfondimenti diagnostici (test specifici, radiografie) permette di intercettare precocemente sia i problemi parodontali che le molteplici cause che possono portare a problemi endodontici (carie, esiti di traumi, bruxismo, trattamenti pregressi incongrui). 

Avere sotto costante controllo la salute della propria bocca, in questo come in altri casi, è sicuramente il modo migliore per evitare spiacevoli sorprese.

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