
Quanto vi guardate allo specchio non notate mai sulla superficie dei vostri denti o in prossimità della gengiva qualcosa in rilievo bianco-giallastro o bruno o verde o nero? Bene, quello è il tartaro.
Che cos'è il tartaro e come si forma
Il tartaro deriva dalla mineralizzazione della placca.
Pochi secondi dopo aver lavato i denti la superficie dentale si colonizza di batteri e nelle 8 ore successive questi batteri creano un biofilm trasparente: la placca batterica. La quale maturando si associa ai sali minerali e ai fosfati di calcio presenti nella saliva che, mineralizzandosi, formano il tartaro. Per questo motivo i maggiori depositi si collocano in corrispondenza degli sbocchi delle ghiandole salivari maggiori situati in prossimità dei molari superiori e sulla superficie linguale degli incisivi inferiori.
Quello che noi riusciamo a vedere è detto sopragengivale ma ne esiste anche di un altro tipo quello sottogengivale che si forma nel solco gengivale e che quindi è possibile rilevarlo solo attraverso particolari strumenti.
Il tartaro ha una consistenza dura e particolarmente adesiva e nel maggior parte dei casi ha una colorazione giallastra. Si può presentare sia negli adulti sia nei bambini.
La sua ruvidità porta ad aumentare l’adesione dei batteri alle superfici dentali e quindi al suo accumulo.
Attenzione! la placca batterica e il tartaro non si formano solo sulla superficie dei denti naturali, ma anche sulle superfici protesiche (corone, ponti, scheletrati ecc.) comprese le superfici implantari determinando una infiammazione detta mucosite che a sua volta può evolvere in perimplantite con il rischio della perdita dell’impianto.
Può presentarsi in diversi colori?
Il tartaro principalmente si presenta di colore giallastro ma, può assumere altre colorazioni a seconda delle pigmentazioni con cui entra in contatto nel cavo orale.
Per esempio, assumendo caffeina, teina, altre bevande colorate, nicotina, ecc. il tartaro prenderà una colorazione brunastra, mentre prediligendo centrifugati verdi o altri alimenti dello stesso colore ne assumerà questa colorazione.
Il tartaro si può anche presentare di colore nero, questo succede quando entra in contatto con il sangue perso a causa dell’infiammazione gengivale e viene detto tartaro ematico. Questo tartaro lo possiamo intravedere alla base del dente e nascosto all’interno del solco gengivale.
Quali sono i fattori che ne facilitano l’accumulo?
L’accumulo del tartaro varia da persona a persona e può essere determinato dall’alimentazione, dall’età, dall’etnia, dal tempo trascorso dall’ultima pulizia professionale dei denti, da malattie sistemiche o dall’assunzione di farmaci.
Ovviamente non dobbiamo dimenticare la scarsa o frettolosa igiene orale domiciliare, la conformazione delle arcate dentali, l’alterazione salivare, i problemi gengivali e parodontali.
Conseguenze del tartaro
Il tartaro, avendo una superficie ruvida, ospita biofilm batterico che può più facilmente portare all’isorgenza di carie, ascessi ed infiammazione del tessuto gengivale.
La carie si sviluppa in quanto alcuni batteri presenti nella placca e nel tartaro trovano nel cavo orale l’ambiente ideale per riprodursi. Questi batteri a contatto con lo smalto dentale assorbono nutrienti dalla saliva si moltiplicano e secernano degli acidi che corrodono lo smalto demineralizzandolo iniziando così il processo carioso.
Questi organismi patogeni provocano anche l’infiammazione del tessuto gengivale. In tale situazione la gengiva reagirà modificando il suo colore naturale da rosa pallido ad un rosa più intenso e la si vedrà più gonfia; questo fenomeno è chiamato gengivite.
Col passare del tempo, se non si interviene prontamente, si potrà notare lo scollamento della gengiva dal dente fino a creare una vera e propria tasca parodontale in cui i batteri possono penetrare e moltiplicarsi. Nel momento in cui si verificano queste tasche parodontali si passa da gengivite, patologia reversibile, a parodontite, la piorrea dei nostri nonni, una patologia irreversibile che può provocare assorbimento osseo, danni al legamento parodontale ed il ritiro della gengiva, con conseguente mobilità e, nei casi più gravi, perdita degli elementi dentali e diffusione dell’infiammazione a livello sistemico.
La parodontite può essere tenuta sotto controllo, stabilizzandola, mantenendo un’alta igiene orale.
Come prevenire la formazione del tartaro?
- Mantenendo il cavo orale in uno stato sano di salute, attraverso una corretta igiene quotidiana dei denti, degli spazi interdentali e della lingua. I denti vanno lavati tutti i giorni al termine di ogni pasto con spazzolino elettrico o manuale affiancato dal filo interdentale e/o da scovolini e spazzolando anche la superficie della lingua con il proprio spazzolino oppure con il pulisci lingua.
- Controllando allo specchio la colorazione delle proprie gengive verificando che le stesse non si presentino gonfie e di un rosa scuro che contrasta col resto della mucosa o che non vi sia sanguinamento all’utilizzo del filo interdentale o spazzolandole.
- Farsi le seguenti domande e provare a rispondere:
- quante volte al giorno lavo i denti?
- Quanto ci impiego?
- Dopo averli lavati li sento puliti?
- Il filo interdentale e/o lo scovolino lo uso? Ogni quanto?
- Prediligere un’alimentazione bilanciata e ridurre l’assunzione di alimenti contenenti zuccheri.
- Programmare visite di controllo regolari con il proprio odontoiatra per prevenire ed intercettare possibili situazioni.
Come rimuovere il tartaro?
Purtroppo nel momento in cui la placca si trasforma in tartaro l’igiene domiciliare non è più efficace per rimuoverlo sarà necessaria una seduta di igiene orale professionale presso uno studio odontoiatrico.
Attraverso l’ablazione del tartaro, la cosiddetta “pulizia dei denti”, verrà eliminato il tartaro sopragengivale per mezzo di strumenti ultrasonici o manuali, in associazione con la lucidatura con spazzolino e pasta da profilassi che renderà la superficie dei denti più liscia riducendo la possibilità di adesione del biofilm.
Nel caso in cui sia presente anche tartaro sottogengivale sarà opportuno svolgere una pulizia più profonda, detta levigatura delle radici o curettage, con specifici strumenti.
Ogni quanto bisognerebbe fare un'ablazione del tartaro?
Non esiste una tempistica che vale per tutte le persone, ma è bene tener conto dei fattori che determinano l’accumulo del tartaro.
Sovrapposizione e affollamento dei denti in arcata porterà ad un maggior accumulo e quindi alla necessità di cadenzare le sedute di igiene con tempistiche più ravvicinate, stesso discorso per i soggetti con malattie parodontali.
Si può affermare che in assenza di particolari patologie sarebbe consigliato una seduta ogni 6 mesi atta anche a prevenire ed intercettare precocemente l’insorgenza di eventuali problemi.